Botteghi sta vivendo una profonda crisi autodistruttiva. Il rimorso per la morte della moglie e la paura che a causa sua altre persone care possano subire la stessa sorte, lo stanno consumando al punto di recidere qualsiasi legame. Quando però una donna lo supplica di indagare sulla morte apparentemente casuale del suo amante, venuto in possesso di un diario segreto appartenuto a Gustavo Corridi, il commissario non riuscirà a resistere e verrà risucchiato in una nuova indagine, legata al misterioso e irrisolto delitto del vecchio barone avvenuto secoli prima. Scoperto un elaborato enigma creato da cinque personaggi vicini a Corridi, allo scopo di proteggere una sua favolosa scoperta, il commissario dovrà fare i conti con chi ancora oggi è disposto a uccidere pur di mettere le mani sull’antico segreto del barone. In una frenetica corsa contro l’assassino, alla ricerca di indizi sparsi tra monumenti e ville storiche di Livorno, Botteghi dovrà anche fare i conti con i suoi tormenti, per ritrovare una propria dimensione; sarà disposto a scendere a patti con la parte più oscura della sua anima pur di riuscirci?
Li chiamano cold case. Sono le inchieste senza soluzione, il veleno che corrompe il cuore e offusca la mente dei migliori detective. Quando vengono confinate alla sezione Delitti insoluti della questura di Cagliari, le ispettrici Mara Rais ed Eva Croce ancora non lo sanno quanto può essere crudele un’ossessione. In compenso hanno imparato quant’è dura la vita. Mara non dimentica l’ingiustizia subita, che le è costata il trasferimento punitivo. Eva, invece, vuole solo dimenticare la tragedia che l’ha spinta a lasciare Milano e a imbarcarsi per la Sardegna con un biglietto di sola andata. Separate dal muro della reciproca diffidenza, le sbirre formano una miscela esplosiva, in cui l’irruenza e il ruvido istinto di Rais cozzano con l’acume e il dolente riserbo di Croce. Relegate in archivio, le due finiscono in bilico sul filo del tempo, sospese tra un presente claustrofobico e i crimini di un passato lontano. Così iniziano a indagare sui misteriosi omicidi di giovani donne, commessi parecchi anni prima in alcuni antichi siti nuragici dell’isola. Ma la pista fredda diventa all’improvviso rovente. Il killer è tornato a colpire. Eva e Mara dovranno misurarsi con i rituali di una remota, selvaggia religione e ingaggiare un duello mortale con i propri demoni. Interrogando il silenzio inscalfibile che avvolge la sua Sardegna, Piergiorgio Pulixi spinge il noir oltre se stesso, svela le debolezze della ragione inquirente in un mondo irredimibile, in cui perfino la ricerca della verità si trasforma in una colpa.
MICRORECENSION
Considero Piergiorgio Pulixi una delle voci più interessanti e meritevoli nel panorama letterario italiano e trovo sempre interessanti i suoi scritti. In questo libro il personaggio principale è la Sardegna e che ci avvicina e ci fa incuriosire alla storia di questa regione, alle usanze, ai miti e ai riti millenari che ancora convivono con la modernità
Milano, dicembre 1973. Libero Russo, scalcagnato investigatore, viene contattato da uno sconosciuto nella sua bicocca al quartiere Isola dove vive in compagnia di un gatto e delle canzoni di Fred Buscaglione. Deve rintracciare Sandra Poggi, una ragazza scomparsa. Un caso all’apparenza semplice perché la donna è in contrasto con la famiglia. Libero, alle prese con i propri tormenti interiori e con i ricordi della sua terra, la Sicilia, intuisce che potrebbe non trattarsi semplicemente di una fuga da casa.
In un vorticoso giro di giostra che lo porta ad annusare prima il terreno calpestato dal milieu milanese, poi a Venezia e infine a Bologna, l’investigatore entra in contatto con neofascisti, strizzacervelli, prostitute, doppiogiochisti, movimentisti, poliziotti corrotti, per cercare di arrivare a lei, Sandra, la ragazza che riduce tutti coloro che incontra in cenere.
In Che fine ha fatto Sandra Poggi? convivono, senza disturbarsi e ben amalgamandosi, alcune caratteristiche molto diverse fra loro: introspezione, ironia e un doppio registro linguistico, a tratti crudo e a tratti più poetico. Caratteristiche che sono la cifra stilistica di questo romanzo che fa assaporare atmosfere alla Chandler, Hammett, Willeford e Crumley, in un hard-boiled tutto italiano.
Davide Pappalardo, classe ’76 e che classe! Fenicio, aragonese, greco, angioino, normanno, saraceno: in un parola siciliano. Sono nato nel ’76 alle pendici dell’Etna e fino ai ventisei anni bivacco tra il vulcano e gli scogli del mar Jonio. Dopo essermi trasferito nella Capitale, arrivo infine a Bologna. Da sempre appassionato di storie di bulli, pupe, pistole e delitti, sotto le Torri comincio a cimentarmi con la scrittura creativa. Nel 2015 pubblico il primo romanzo, Milano Pastis (Nerocromo), con il quale ricevo una menzione al Concorso Internazionale Città di San Giuliano e la raccolta di racconti La Versione di Mitridate (Editrice Zona). Con il secondo romanzo, Buonasera (signorina) (Eclissi Editrice, 2016), ricevo, nel 2017, una menzione al Premio San Giuliano in Giallo e vinco il Premio Nero Digitale al Garfagnana in Giallo. Ad aprile 2018 ho pubblicato il racconto lungo Doppio inganno, solo in e – book (Todaro editore). Un mio racconto compare nella raccolta Bolognesi per sempre (Edizioni della sera – 2018).