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Il ragazzo in soffitta – Pupi Avati

Profondo e avvin363ce606-e155-46a1-9424-a44f37c04e08cente. La storia di come in questa società si possa diventare dei mostri di come un bambino che ha sempre sognato di essere qualcos’altro che ha subito e vissuto eventi che lo hanno portato ad essere un emarginato.
Commettere un reato che gli costerà tre anni di carcere e diventare, così,  poi nell’immaginario di tutti  il MOSTRO che è sicuramente colpevole del massacro di due innocenti bambine.
Di un’altro bambino figlio, forse chissà, del primo costretto a  non conoscere suo padre e poi a diventare lui stesso il MOSTRO perché figlio di MOSTRO.
Di una grande amicizia fra due ragazzi che andrà al di là delle barriere che verrano costruite … e perché no anche di due madri che non hanno saputo esserlo.
TERZA DI COPERTINA
Berardo Rossi detto Dedo è popolare e brillante, è negato per il latino e tifa Milan anche se vive a Bologna. Giulio Bigi è timido e sovrappeso, legge “l’Eneide” come fosse “Tuttosport” e indossa orrende cravatte. Due quindicenni che sembrano appartenere a pianeti diversi, se non fosse che ora abitano nello stesso palazzo e frequentano la stessa classe… E che nella famiglia di Giulio c’è un segreto che coinvolgerà, suo malgrado, anche Dedo. Giulio, infatti, non ha mai visto suo padre, chiuso in ospedale fin da prima che lui nascesse. Ora quello sconosciuto sta per tornare a casa. Ma non è la persona che lui si aspetta. Mentre dagli armadi del passato emerge una favola nera di ambizione musicale e passione non corrisposta, Dedo si rende conto che il “ciccione del piano di sopra” è diventato un amico, che quell’amico è in pericolo, e che è il momento di fare delle scelte: ora sono loro due contro tutti. Da una Trieste intrisa di nostalgia a una luminosa e cinica Bologna, Pupi Avati mette in scena nel suo primo romanzo un intenso intreccio psicologico e una vicenda ricca di suspense: la storia di un’amicizia adolescenziale, di un lungo amore, di una nera vendetta. E crea con Dedo e Giulio due protagonisti di estrema autenticità: due ragazzi costretti a diventare grandi affrontando le sconfitte dei loro padri.

Dicono che sia capace di uccidere un uomo
non per difendersi, solo perché non è buono
Dicono loro che sono scienziati affermati
classe di uomini scelti e di gente sicura
Ma l’unica cosa evidente è che il mostro ha paura
il mostro ha paura

Le abitudini delle volpi – Arnaldur Indriðason

abivolpigrandeTERZA DI COPERTINA

L’ispettore Erlendur è tornato nei luoghi della sua infanzia. Trascorrerà qualche tempo nel piccolo villaggio sulle rive di un fiordo dell’Islanda orientale, deciso ad affrontare una volta per tutte l’ossessione che lo perseguita fin da quando era bambino: la scomparsa del fratello minore Bergur durante una bufera di neve. Di notte, solo nel rudere abbandonato della sua casa, attende che l’oscurità, il gelo e il vento gli riportino i fantasmi della tragica esperienza che distrusse per sempre la sua famiglia; di giorno, vaga per i boschi e la brughiera alla disperata ricerca di indizi. E proprio qui si imbatte per caso in una vicenda per molti versi simile a quella di Bergur: la sparizione di una giovane donna, in una notte di tormenta, nel gennaio del 1942. Una storia non ancora dimenticata, ma che molti preferirebbero lasciare sepolta sotto decenni di segreti e sensi di colpa. Immerso in un paesaggio aspro, in cui una modernità disordinata e invadente si scontra con una natura ancora capace di sconvolgere, Erlendur si lascia trasportare in un’indagine al confine tra realtà e allucinazione, travolto da un’insaziabile sete di risposte che lo costringerà a scavare ostinatamente dentro ferite mai curate, a riportare in luce antiche suggestioni, a riesumare tormenti inconfessabili.

Þetta er ekki skoðun

Questo non è un giallo la storia è semplice e con pochi colpi di scena … insomma se vi piacciono gli investigatori TERMINATOR questo libro non è per voi.  La parte più interessante del romanzo è quella intimista delle due storie che si sovrappongono. Il rapporto fra l’ispettore e il fratello scomparso durante una bufera di neve e la verità nascosta sulla scomparsa di una giovane donna.

Auslander Shalom – Il lamento del prepuzio

copj13-aspTERZA DI COPERTINA Cresciuto in una comunità ebrea ortodossa nello stato di New York, fra mille divieti e sotto la costante minaccia di un Dio vendicativo ed eternamente arrabbiato, Shalom Auslander ha fatto di tutto per affrancarsi da quell’ambiente e da quelle tradizioni, eppure si ritrova, anche da adulto felicemente sposato e in attesa di un figlio -, a lottare per scrollarsi di dosso la sua ossessione. Perché lui crede, e non può fare a meno di credere, in un Dio personale. E proprio questo è il suo problema: è convinto che Dio ce l’abbia “personalmente” con lui, che sia sempre pronto a rovinargli qualsiasi gioia e a rifilargli qualche fregatura. Con umorismo spietato e rabbia feroce, Auslander ripercorre le tappe di un percorso di formazione a ostacoli: le gare di benedizioni organizzate dai rabbini alle scuole elementari; le prime disastrose esperienze con le ragazze (reali e immaginarie); i due anni trascorsi in una scuola religiosa di Gerusalemme per adolescenti ebrei irrequieti; i mille traslochi insieme alla moglie da una zona all’altra di New York alla ricerca della loro personale Terra Promessa. Sempre disposto a negoziare con Dio e con i suoi “emissari”, a barattare una trasgressione con la promessa di rigare dritto in futuro, Auslander cerca di stabilire con l’implacabile avversario una sorta di cessate il fuoco in vista della nascita di suo figlio, perché il bambino possa crescere sano e libero dai sensi di colpa.

COMMENTINO-INO-INO : Ironico e divertente. Mette a nudo le ossessioni dal Talmud su come e cosa mangiare, come e chi frequentare, come e chi ….. Un libro, che non può essere “teologicamente” assimilabile a C.Potok e P.Roth, ma che ci deve far riflettere (tramite un sorriso) su i fondamentalismi religiosi.
Non lontano da “ricordati che Dio ti guarda” insegnato nei nostri cattolicissimi oratori.
Sorridete e meditiamo ….

Metafisica dei Tubi – Amelie Nothomb

tubiParzialmente autobiografico narra i primi anni di vita della scrittrice figlia di un diplomatico belga che al momento della nascita della figlia si trova in Giappone. Solo parzialmente perché la Nothomb parlando do se stesso parla di tutti di noi. La scoperta del piacere, del peccato e della trasgressione attraverso l’assaggio, di nascosto dal genitore, di un pezzetto di cioccolato bianco portato dalla nonna in visita.
E’ cosi che l’io bambino, il tubo del romanzo, da quel fatto insignificante (la scintilla della trasformazione da essere puramente fisico ad essere pensante) conosce e sperimenta il contatto con l’altro, con la natura, con la paura di essere scoperto,  il senso di superiorità, i ricatti affettivi, l’odio, il ribrezzo, l’amore, l’abbandono, l’angoscia.

TERZA DI COPERTINA

Un’autobiografia scanzonata e irriverente dei primissimi anni di vita dell’autrice. La scoperta del gusto, del peccato, della potenza e della fascinazione della parola impegnano il tubo-Amélie, apparentemente inerte. In una compulsione di pensieri e metafore l’autrice consegna al Dubbio, una formula corrosiva che condensa irrequietezza e catarsi:”Vivere è rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell’orifizio del lavandino.”