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La grande migrazione – Kari Hotakainen

Dopo che la globalizzazione ha reso inutile il lavoro agricolo, in un futuro non troppo lontano le campagne sono deserte, mentre l’umanità è stipata in metropoli in cui tutti sono disposti a qualunque compromesso pur di avere il proprio spazio vitale. La classe politica se ne lava le mani e delega la soluzione del problema abitativo al neonato Archivio, un gruppo raffazzonato di Precari affamati, a cui promette un alloggio comodo. Presto fatto, l’Archivio redige un questionario: chi risponde racconta la propria vita e, se è unica e colpisce, si guadagnerà una casa. In fondo, con una storia ben raccontata si può ottenere di tutto. La Precaria Ilona Kuusilehto si ritrova così a dover esaminare le risposte ma, paralizzata dalla sindrome dell’impostore, non sa come valutarle. Eppure di storie incredibili ne legge: dall’intellettuale mitomane al truffatore che accoglie in casa un rifugiato, a una timorata di dio che crede sia tornato Gesù in terra. Una moltitudine di millantatori e ladruncoli in cui è difficile districarsi, tanto che anche la Presidente del governo è ormai prossima al crollo emotivo. Se la passano bene solo gli animali nelle campagne abbandonate, trovando una paradossale e civilissima armonia dopo l’esilio del troll Mumin, che pontificava di marketing e branding. Ironico e corrosivo, La grande migrazione racconta la storia rocambolesca di un’umanità che si è persa per strada e annaspa per restare a galla nel mondo invivibile da lei stessa costruito, dicendosi ingenuamente che fosse il migliore possibile.

Cucinare un orso – Mikael NIEMI

Gran parte della storia è basata su fatti reali accaduti nella zona dove il Pastore Lars Levi Laestadius svolge le sue funzioni. Oltre che un pastore Lars è anche un botanico, un uomo di scienze che, in questo romanzo, usa per risolvere alcuni crimini.Tuttavia la cosa che mi è piaciuta è il rapporto che si instaura fra il pastore e il trovatello Jussi che viene preso sotto l’ala protettrice del religioso. Nel corso della narrazione il romanzo di fa nero sempre più nero.Le difficolta di Jussi, di origine Lappone, a inserirsi nella locale comunità per le difficolta della piccola di comunità di accettare uno straniero. Al punto che viene incolpato dei massacri perché a qualunque latitudini il cattivo è sempre qualcuno che viene da fuori. Il massacro di un animale .. l’orso del titolo … il cui sangue scorre in tutte le pagine del libro. Un libro che può rientrare in svariate catalogazioni … Noir, Narrativa Storica Svedese. Nonostante questo procuratevene una copia e godete.


TERZA DI COPERTINA

«Ho vissuto come i miei antenati. Ho ricalcato le orme dei sami. Ma adesso non mi basta più.»

Corre l’anno 1852 e nel profondo nord della Svezia tuona la parola di Læstadius, carismatico pastore di origini sami che ha fondato un rivoluzionario movimento spirituale in lotta con le autorità libertine del distretto. Al suo fianco Jussi, un ragazzo lappone dal tragico passato che lui ha accolto e istruito come un figlio ma che tutti chiamano con timore e disprezzo noaidi, lo sciamano. La tensione tra il pastore e i suoi nemici sale quando una giovane serva viene trovata morta nella foresta. Il giudice Brahe dichiara subito che è stato un orso, ma Læstadius, che è anche un esperto botanico, abituato a osservare i più minuziosi dettagli del paesaggio, trova diverse tracce riconducibili a un assassino. Uomo di fede e di ragione, letterato e biologo teso a indagare la natura quanto l’anima per elevare lo spirito umano, il predicatore si fa ingegnoso detective per ricercare la verità, mentre il male che vi si annida travolge sempre più Jussi – il diverso, l’indifeso, il capro espiatorio designato – facendo vacillare ogni fiducia nella giustizia umana e divina. Le atmosfere del Nome della rosa rivivono in questo romanzo ispirato da un personaggio storico che attraverso l’istruzione e il potere della parola scritta ha cercato di dare voce e riscatto alla bistrattata minoranza sami. Visionario, crudo, lirico, pulp, con fulminanti incursioni nel sapere scientifico ottocentesco e nell’estasi mistica, Cucinare un orso ci irretisce in un universo narrativo tanto audace quanto capace di proiettarci nel cuore vivo di un’epoca e di una terra ai margini artici del mondo –eppure così vicina alla nostra – dentro una storia di irresistibile forza epica.

La pianista e i lupi – Hella Haase

Libro letto nel Novembre 2011.

Questi gli appunti disordinati di lettura appuntati sul quedernetto.

Lettura piacevole, storia affascinante che serve anche per farsi una “piccola” cultura sulla mitologia nordica. Sicuramente la scrittrice ne è una profonda conoscitrice. Può capitare, durante la lettura, di trovare alcuni passi oscuri e/o poco chiari. Ottima scelta per chi non ha ancora deciso quali sia il prossimo libro da iniziare.

TERZA DI COPERTINA
Edith Waldschade, pianista, ama i lupi e ne alleva tre. Solitaria e taciturna rispetta questi animali per la loro bellezza e la loro intelligenza, mentre il padre sentiva in loro l’essenza del lupo Fenrir, la bestia sovrana della mitologia nordica che inghiottirà Odino alla fine dei tempi. Nella sua proprietà nelle Ardenne, circondata da alti abeti scuri e minacciosi, arriva un giorno l’inquietante Erwin, che dice di essere il suo fratellastro. Che cosa vuole? Cosa sa? Il misterioso passato familiare, del quale sembra essere l’unico depositario, unisce superstizioni e paure ancestrali a una storia più recente, quella tenebrosa dell’Europa degli anni Trenta-Quaranta.

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La ricetta del Dottor Wasser – Lars Gustafsson

cover“Ma esiste un altro mondo? Un mondo spirituale? In tal caso io sono chi sono e un altro che non sono. Ma su questo in realtà non c’è alcun dubbio. Io sono un altro. Il mio segreto è tutto qui.” (Pag.28)

Rifarsi una vita o farsene una in alcuni casi. Essere qualcun’altro, qualcuno di famoso di importante. Spacciarsi per quello che non si è … fino al punto di immedesimarsi cosi tanto nella parte da essere più reale quella inventata che quella reale, ma alla fine noi chi e quanti io siamo ? Uno, nessuno o centomila ?

La menzogna portata a metafora della vita stessa.

TERZA DI COPERTINA
«Io sono un vincente», dichiara il dottor Wasser dall’alto della sua onorata carriera come dirigente sanitario e luminare dei disturbi del sonno, nonché incallito Don Giovanni e campione di ogni concorso, quiz e gioco enigmistico. Con lo humour scanzonato del vecchio saggio, che sa ormai affrontare i grandi dubbi della vita come i cruciverba, l’ottantenne professore si abbandona al puzzle dei ricordi per ricomporre la sua infallibile ricetta esistenziale, con cui ha osato perfino sfidare, e vincere, la realtà: da ragazzo pieno di talenti incompresi in un paesino del Västmanland, promettente gommista e lavavetri all’ospedale di Uppsala, al giorno in cui il caso gli offre l’«improbabilità» di vivere un’altra vita, rubando l’identità di un medico tedesco fuggito dalla DDR. Contro ogni regola e logica, in un irresistibile attimo d’ispirazione in cui la sua volontà si fa davvero libera, l’invisibile manovale diventa il brillante dottor Wasser. Un impostore spudorato che sfodera un patrimonio inesauribile di risorse, intellettuali, creative e seduttive, per reinventarsi ogni giorno con grandioso successo elevando ad arte eroica la menzogna – che in fondo è spesso la sostanza delle nostre cosiddette verità. Uscito pochi mesi prima della sua scomparsa, La ricetta del dottor Wasser è l’ultimo romanzo di un «filosofo alle prese con il giocattolo della letteratura», come Lars Gustafsson si definiva, una sorta di Uno, nessuno e centomila al contrario in cui l’io si tuffa nelle sue infinite identità intime per trovare un’altra libertà. «No, la vita un senso non ce l’ha», dice ancora il dottor Wasser, «però glielo si può dare. Forse è quel che ho fatto.»

Norwegian Blues – Levi Henriksen

Quando apriamo un libro per leggerlo ci aspettiamo che ci faccia sognare, ci porti in posti esotici e spettacolari, che ci faccia vivere avventure o che ci dia, attraverso un scrittura alta, pensieri morali e filosofici che ci rendono più eruditi.
Spesso tutto questo è un illusione delle nostre aspettative di lettori. Lo facciamo anche anche con la vita … sogniamo, ci raccontiamo diversi attraverso i Social, ci auto illudiamo di essere migliori, più belli, più bravi, più buoni, più cattivi …. ma è solo un illusione, una farsa o meglio una bella bugia che ci raccontiamo perché, spesso, abbiamo paura di quello che siamo e non abbiamo la forza/volontà di cambiare.

Norwegian Blues è tutto questo, ma è anche la forza di ribellarsi. Norwegian Blues è come un buon caffè dolce e amaro allo stesso tempo,  pieno di sensibilità e di decisioni nette. Norwegian Blues ci racconta che NON E’ MAI TROPPO TARDI PER ESSERE SE STESSI.

TERZA DI COPERTINA
Eccentrico e dolceamaro, Norwegian Blues è un romanzo che commuove, diverte e fa riflettere20170714120810_281_cover-bassa sulla magia della musica e sulla sorprendente imprevedibilità della vita

Jim Gystad, discografico quarantenne di Oslo deluso dai successi preconfezionati che dominano il mercato, si ritrova in una chiesa di campagna in preda ai postumi dell’ennesima sbornia quando rimane folgorato da un canto celestiale. Tre voci autentiche, vibranti di vita, che sembrano sgorgare dall’anima di quella valle come il primo blues si levò dalle sponde del Mississippi. Sono Timoteus, Maria e Tulla Thorsen, un trio di fratelli ottuagenari che un tempo hanno fatto furore con le loro hit spirituali, fino a intraprendere un leggendario tour on the road nell’America degli anni ’60. Finalmente Jim ha qualcosa in cui credere, una missione a cui votare il suo mestiere: scoprire perché i Thorsen all’improvviso si sono ritirati dalle scene e riportarli alla ribalta. 

Comincia così un viaggio nel passato di queste tre insolite rock star, che hanno vissuto la fede come un messaggio di libertà e da degni ribelli hanno sfidato l’ordine del loro mondo. Il passionale Timoteus, predicatore mancato, che incantava il pubblico con le sue liriche e poi spaccava il suo mandolino sul palco come gli Who; la misteriosa Maria, con il suo fiero look androgino che l’ha emarginata dalla comunità; la bellissima Tulla, che ha affrontato le barriere della segregazione razziale per sposare il suo amore afroamericano. Sulle note di un’inedita roots music del Nord e di uno humour in levare, Norwegian blues racconta una parabola romantica attraversata da un fiume di grandi nomi della musica dell’ultimo secolo. Un romanzo sul valore assoluto dell’ispirazione, in cui non è mai troppo tardi per voltare le spalle al successo e riscoprirsi a due passi dalla felicità. 

Scompartimento N° 6 – Rosa Liksom

Curioso, osceno, poetico…un libro strano dove i due protagonisti non potrebbero essere più diversi, la ragazza finlandese reduce da una storia d’amore che divide lo scompartimento della Transiberiana con un pregiudicato russo dedito al turpiloquio. Il linguaggio dell’uomo è osceno, lui sempre ubriaco di vodka ma nella sua rozzezza traspare il passato dell’ intera Russia. Notevoli le descrizioni naturali che addolciscono il livore dei monologhi dell’uomo.

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Mosca, anni ’80, sul leggendario treno della Transiberiana diretto a Ulan Bator, in Mongolia, due estranei si trovano a condividere lo stesso scompartimento: una timida e taciturna studentessa finlandese e un violento proletario russo dall’inesauribile sete di vodka. Nell’intimità forzata del piccolo spazio chiuso la tensione sale. Lui è uno sciovinista, misogino, antisemita, avvezzo al carcere e ai campi di correzione, ma con l’irriducibile passione per la vita di chi si aggrappa agli istinti bruti per non cedere al vuoto che lo circonda. Vede il fallimento del sogno sovietico, la deriva della grande madre Russia, ma non può che difenderla con la disperazione di un amore deluso. Lei è tormentata dai ricordi del suo ragazzo moscovita, uno studente che si è finto pazzo per non combattere in Afghanistan ed è impazzito nel manicomio dove l’hanno rinchiuso, lasciandola piena di domande senza risposta nella terra che l’ha sedotta. È l’anima di questa terra a pulsare nelle sconfinate distese che il treno attraversa, nei villaggi divorati dal degrado e dalla taiga innevata, nelle città chiuse dei deportati e degli scienziati, nel mosaico di identità e popoli di una Siberia in cui tutto è estremo. Con un realismo crudo che trasuda poesia, Rosa Liksom racconta l’incontro tra due destini, tra l’universo maschile e femminile, ma soprattutto il viaggio attraverso la fine di un impero che sembra sciogliersi in fanghiglia ai primi segni del disgelo, nel cuore di un popolo disilluso e fiero, rude e sentimentale, rassegnato e ribelle, che vive nella perenne nostalgia del passato e del futuro, nell’eterno sogno cechoviano “A Mosca! A Mosca!”.

La vita perfetta di William Sidis – Morten Brask.

20150720162903_224_cover_mediaChi è William Sidis ?  Un bambino prodigio che ad un anno parla un inglese perfetto, ad un anno e mezzo legge tranquillamente il New York Times, a quattro capisce e parla il Latino e il Greco antico, a sei anni arriva a conoscere altre sei lingue, a 8 anni scrive libri di matematica e tiene lezioni, a 11 viene accettato ad Harvard e a 12 i più rinomati matematici americani ascoltano le sue rivoluzionarie teorie.
Come mai un uomo così non è passato alla storia come uno Stephen Hawking ? un Leonardo da Vinci ? un Einstein ?

Perché ha vissuto tutta la sua vita da emarginato prima per colpa dei suoi coetanei, poi per colpa degli studenti più grandi di lui che lo vedevano come una minaccia e alla fine per colpa dei suoi genitori che per evitare una condanna penale lo rinchiudono in un sanatorio. Lo fanno sentire e/o si sente sempre fuori posto, da piccolo è un fenomeno da circo con il crescere la sua intelligenza diventa irritante per chi, più grande di lui, deve ri-trovarselo come professore e insegnante.

Interessante come l’unica persona che sia riuscita a stargli accanto, ad essergli amico, confidente e dargli un po di affetto sia stato un altro emarginato Nat Sharfaman.

TERZA DI COPERTINA
A 18 mesi legge il New York Times, a 4 anni impara da solo greco e latino, a 6 memorizza all’istante ogni libro che sfoglia, parla dieci lingue e ne inventa una nuova, il vendergood, e dopo aver scritto saggi di matematica e astronomia presenta undicenne a Harvard la sua teoria sulla Quarta dimensione. Vissuto tra New York e Boston nella prima metà del ’900, figlio di immigrati ucraini di origini ebraiche, William Sidis è stato non solo un bambino prodigio, ma una delle menti più eccelse di ogni tempo, con il quoziente intellettivo più alto mai misurato. Come può un simile talento, che avrebbe dovuto contribuire come nessun altro al progresso del sapere umano, sparire senza lasciare traccia nella storia? In un appassionante romanzo Morten Brask ricompone i mille volti del genio e il vero volto di un uomo condannato dalle sue stesse doti a essere tagliato fuori dalla società, emarginato come tutti i diversi. Billy cresce sotto i riflettori come uno “scherzo della natura”, perseguitato dalla stampa, rifiutato dai coetanei, soffocato dalle pressioni del padre psichiatra che lo usa per i suoi esperimenti sul cervello e lo educa a una curiosità insaziabile per tutti i saperi. Ma Billy è anche un idealista che traduce agli immigrati di ogni paese gli ideali bolscevichi, un pacifista “scientifico” perché nessuna guerra della storia ha mai risolto un problema. Se è vero che per ognuno esiste una vita perfetta, quella di William Sidis è una ritirata dietro le quinte con i suoi unici compagni di viaggio: il desiderio di libertà e il destino di solitudine di chi nutre un amore incondizionato per il mondo e la conoscenza.

L’ allegra apocalisse – Paasilinna Arto

image_book TERZA DI COPERTINA:
La Terra non ci sopporta più. E basta un’enorme sbronza collettiva a New York per i festeggiamenti del nuovo Millennio e uno sciopero dei netturbini di Manhattan a scatenare una disastrosa catastrofe ecologica. Ah, mondo infame! Sarà arrivata l’Apocalisse? Parigi è finita sotto sei metri d’acqua e i pesci si aggirano per le strade e i caffè di Montparnasse, a San Pietroburgo esplode una centrale nucleare, nel mondo stravolto si scatena la Terza guerra mondiale, mancano le fonti di energia e l’economia globale è crollata. Ma in mezzo ai boschi del Kainuu, nella Finlandia centrale, Asser Toropainen, un vecchio comunista “grande bruciachiese”, in punto di morte ha destinato tutti i suoi beni per costruire un tempio. E tutt’attorno quest’improbabile santuario è cresciuta una comunità silvestre di gente laboriosa e gaudente che vive di caccia pesca e giardinaggio, in autarchia e prosperità, indifferente alla catastrofe universale. Un gruppo di strampalati personaggi paasilinniani tanto geniali quanto testardi, che naviga in mezzo ai marosi di un pianeta che va in malora con l’incoscienza di un’Utopia senza tempo. Paasilinna immagina un passato e un futuro nemmeno così lontani, contemplando la vanità delle ideologie e del consumismo, e le farneticazioni della nostra civiltà inutilmente complicata. E se l’Apocalisse deve venire, che venga pure. Paasilinna non è certo il tipo da farsene un problema.

MICRORECENSIONE: (Letto nel Ottobre 2013)
Una distopia ecologica. Manca, a  mio parere, la sottile vena ironica presente in altri libri della scrittore.

Mikael Niemi – Musica Rock da Vittula

107Vittula_pre  TERZA DI COPERTINA:
 È la fine degli anni Settanta, quando le strade di Pajala, piccola cittadina del Tornedalen, all’estremo nord della Svezia, vengono asfaltate. Insieme all’asfalto arriva una novità ben più dirompente e pericolosa: la musica pop. Per il giovane Matti e il suo taciturno amico Niila inizia una nuova vita, anche se loro ancora non lo sanno. Tra qualche anno la musica diventerà la loro insostituibile via d’uscita dall’isolamento, dalla storica mancanza d’identità della loro regione, sospesa tra Svezia e Finlandia.
CITAZIONE:
“Beatles”, sillabai lentamente. “Roskn roll musis”.
“Rock’ n’ roll music”, mi corressero con un sogghigno.
Poi tesero il disco a Niila.
“It’s a present. Per our cousin”.
Niila prese il regalo con tutte e due le mani. Estasiato, estrasse il sottile tondo di vinile e contemplò i solchi fini come capelli. Lo teneva delicatamente, come se avesse paura di romperlo, quasi fosse uno strato di ghiaccio diun millimetro tolto da un secchio d’acqua lasciato all’aperto. Tranne che quel disco era nero. Come il peccato.
“Kiitos”, mormorò. “Grazie. Fench’iu”.  p. 70

MICRORECENSIONE: (Letto Settembre 2007)
Vi piace la musica? Vi piacciono le fiabe e le storie surreali? Vi piacciono i romanzi di formazione? Vi affascina il mondo nordico e volete saperne di più sulla culturascandinava? Volete ridere un po’ con alcune scene veramente esplosive? Volete chiedervi che cosa abbia ingurgitato l’autore prima di scrivere alcuni capitoli LISERGICI ? Se la vostra risposta e’ SI leggetelo.